Onda Rock


NOT (NOISE OF TROUBLE)

Distopia

2013 (Brigadisco) jazz-noise, avantgarde

Il press sheet a nostra disposizione parla dell'uccisione di Carlo Giuliani durante le manifestazione del G8 di Genova come riflessione cardine che meglio rappresenta quello che per la nostra generazione ha significato in assoluto il simbolico passaggio a questi deliranti anni Zero. Questo è forse lo zeitgeist di un disco che non avremo paura a definire sinteticamente: bello. 

I NOT, sigla che sta per Noise Of Trouble, sono in tre e a leggere la formazione il parallelismo con i romani Zu è inevitabile: Marco Colonna al sax soprano, tenore e baritono, Luca Corrado al basso elettrico e Cristian Lombardi alla batteria. Eppure un ragionamento simile sarebbe indubbiamente limitante per tutte le parti chiamate in causa. Allora ci pare di sentire qualcuno dal fondo gridare:Fuzz Orchestra, Fuzz Orchestra... Sì, c'è un pizzico anche dei milanesi nei NOT, ma per comprenderli fino in fondo non c'è altra soluzione fuorché sentirsi il disco dall'inizio alla fine. Allora ci si rende conto che, ad esempio, se il lavorìo di Marco Colonna è assai vicino alle latitudini (o al backgroundcon parti rigorose di groove sghembi) di Luca T. Mai, il basso di Corrado più che al math-core classicamente detto, spesso ammicca a Stanley Clarke della seconda metà degli anni Settanta (un raffronto che, in tutta sincerità, non ci capitava di fare da anni). 
Se l'Orchestra fuzz-logora sembra poi scandagliare in profondità il buio della (e prima della) Prima Repubblica, ora i Noise Of Trouble sono più ancorati al presente che ci ospita (da un'intervista a Giovanna Marini in "Distopia #1" alla caserma di "Bolzaneto" descritta da Simona Orlando e letta da Simone Cristicchi); che è ugualmente pieno di clangori e fa di sicuro anche schifo, ma è pur sempre un'altra cosa. 

"Distopia" è quindi un disco avantgarde per nulla ruffiano e per questo di non facile presa.Sennonché tutto sembra, almeno in potenza, pronto per uscire dalla nicchia dei quattrocchi in botta fissa per i live di Jeb Bishop, Mats Gustafsson, Ken Vandermark in venue che non superano i cinquanta astanti e saltare nell'immaginario collettivo di quanti credono che le rapsodie free-hard-math-whatever non siano una malattia per soli intaccati. La copertina, come fil rouge tra questi due mondisembra un ibrido tra la prima veste grafica del libro "Un Uomo" di Oriana Fallaci, del 1979, e i manifesti che solitamente si trovano nei centri sociali. Ora, assai probabilmente è un puro caso, ma il prologo del libro sembra, in un certo qual modo, poter fare da prologo anche all'ascolto del disco stesso: "La solita tragedia - si legge - dell'individuo che non si adegua, che non si rassegna, che pensa con la propria testa, e per questo muore ucciso da tutti. Eccola, e tu mio unico interlocutore possibile, laggiù sottoterra, mentre l'orologio senza lancette segna il cammino della memoria".

Al momento di scrivere non sembrano esserci brani in rete per un pre-ascolto, tuttavia qui a destra trovate il link per il sito dove potrete farvi una chiara idea di quanto proposto dalla band.

(12/01/2013)

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beatbear.com

domenica, 30 dicembre 2012 17:54

     
 

Artista: Noise of Trou­ble

Album:The Bloody Route — From the coun­try where women are older than God

Label:Cre­ative Commons

Anno: 2011

Recen­sire The Bloody Route — From the coun­try where women are older than Godrestrin­gendo l’analisi alla dimen­sione musi­cale dell’opera sarebbe lim­i­tante e ingen­eroso nei con­fronti dei Noise of Trou­ble, quar­tetto romano com­posto daMarco Colonna (Sopranino Sax, Bari­tone Sax, Bb clar­inet, Bass Clar­inet, Tenor Recorder, Graphic Scores),Clau­dio Mar­tini (Soprano Sax, Tenor Sax, Bas­soon), Luca Cor­rado (Bass), Cris­t­ian Lom­bardi (Drum). Sul sito della band romana il man­i­festo pro­gram­matico dei NOT indi­vidua nella pro­duzione musi­cale la forma artis­tica priv­i­le­giata per com­pren­dere la com­p­lessità e le con­trad­dizioni della soci­età post­cap­i­tal­ista; la creazione artis­tica per i NOT, è un gesto squisi­ta­mente politico. Polit­ica non sig­nifica fornire chi­avi di let­tura sin­tetiche e sem­plifi­cate della soci­età, facili scor­ci­a­toie cod­ifi­cate dalle inadeguate ide­olo­gie del nove­cento; polit­ica sig­nifica inter­rog­a­rsi sulle oppor­tu­nità di scelta fra lib­ertà, indipen­denza e benessere che la log­ica del prof­itto ci sot­to­pone quo­tid­i­ana­mente, sig­nifica riflet­tere sulla com­pli­cata con­vivenza delle diverse culture.Noise of trouble - Band

Il risul­tato di tali intenti pro­gram­matici è una potente mis­cela sonora che uti­lizza la “poli­fo­nia antica, il seri­al­ismo, l’avanguardia, il jazz, il rock, il metal, il crossover, il rap, la musica elet­tron­ica, il rumore, i gio­cat­toli e i canti gre­go­ri­ani”. Il primo prog­etto, The Bloody Route — From the coun­try where women are older than Godè un’opera densa e ispi­rata della durata di novanta minuti, com­posta da dod­ici brani divisi in due ses­sioni di dif­fer­ente tes­si­tura musi­cale. Il viag­gio della dis­per­azione dei migranti africani verso l’Europa è il perno su cui ruotano i dod­ici pezzi; seguendo un immag­i­nario per­corso a ritroso i primi sei brani dipin­gono una sin­is­tra civiltà tec­no­crat­ica, dis­umana e grottesca. Il basso acido e sat­uro di Cor­rado e le potenti rit­miche di Lom­bardi costru­is­cono solide fon­da­menta punk, jazz, funk sulle quali Colonna e Mar­tini improvvisano dis­ci­plinate decostruzioni melodiche e armoniche. “Urban War­riors”, “Ask­ing for Peace”, “Slave of West­ern Weak­ness” seg­nano gli episodi più fre­netici e fragorosi del per­corso con un chiaro richi­amo alle sper­i­men­tazioni di Last Exit, John Zorn e Zu.

Sur­vivor”antic­ipa atmos­fere sospese e tempi dilatati che ritro­vi­amo in “Future in the Past”, brano che segna il tran­sito ai pae­saggi sonori rar­efatti che dis­tin­guono la sec­onda parte. L’Africa dei NOT rifugge tanto “la retor­ica del buon sel­vag­gio” quanto le facili ten­tazioni della etno-world music; il lin­guag­gio musi­cale trova nuovi per­corsi espres­sivi mis­ce­lando free jazz cameris­tico e rumorismo avant-gard. In “Desert of Dreams”, “With­out Fam­i­lies”, “All Things Fall Apart” le atmos­fere virano verso un mood oscuro e prim­i­ge­nio trat­teggiando una natura inde­cifra­bile e impi­etosa; l’ascolto diventa cere­brale, fati­coso. I brani seguenti non risolvono questa ten­sione e il finale ener­gico di “Born in cap­tiv­ity (Colo­nial­ism phase 2)” chi­ude l’opera in modo cir­co­lare ripro­po­nendo il vig­ore rit­mico dei brani iniziali.

The Bloody Route — From the coun­try where women are older than God è un’opera com­p­lessa e matura che fonde creazione artis­tica con impegno civile e politico; l’intento, nobile, di risveg­liare le coscienze aneste­tiz­zate dal benessere la pro­muove tris­te­mente a “Strange Fruit”del nos­tro Mediter­ra­neo. Cha­peau. (L’album è scar­i­ca­bile gra­tuita­mente dal sito dei NOT e il prog­etto può essere sostenuto tramite donazione).

Pier­luigi Martini

TRACKLIST

  1. Urban war­riors

  2. Sur­vivors

  3. The place of stolen dignity

  4. Inter­lude (Ask­ing For Peace)

  5. Slaves of West­ern Weakness

  6. Future in the past

  7. Desert of dreams

  8. With­out families

  9. All things fall apart

  10. Honor

  11. Rit­u­als

  12. Born in cap­tiv­ity (Colo­nial­ism phase 2)

LINK

Sito Web: http://www.noiseoftrouble.joomlafree.it/index.php?option=com_content &view=featured&Itemid=101

Face­book: http://www.facebook.com/pages/Noise-of-Trouble/266506350061548

YouTube: http://www.youtube.com/user/noiseoftrouble?feature=results_main

 

 

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URLO WEB - Marco Casciani

Noise of trouble: combattere veramente il sistema

Mi sono sempre chiesto come si possa mantenere una certa autenticità artistica oggi. Mi spiego meglio: un uomo un giorno si accorge di essere artisticamente dotato e di poter rendere felice qualcuno.
Forma una band. Data l'estrema importanza di quello che fa e del bene che fa alle persone, vorrebbe che la musica fosse la sua vita. Per questo dovrebbe guadagnare soldi suonando, ovvero dovrebbe, come un imprenditore di se stesso, rendere "vendibile" il suo "prodotto". Se arriva a farsi produrre da un'etichetta può già ritenersi fortunato. Ma quello che suona o fa a quel punto non ha più molta importanza: ci sono tanti modi per rendere figo un gruppo, un musicista... Si può assumere un atteggiamento cupo e decadente girovagando ubriaco con un bicchiere di vino e parlare di Celine, Bukowski, Baudelaire... Poi arrivano i compromessi: "cerca di essere più orecchiabile, dobbiamo conquistare un target di pubblico più ampio", oppure "ora sei sulla bocca di tutti, il caso dell'anno, aumentiamo i prezzi dei biglietti, è il momento giusto". 

È il sistema capitalistico che funziona così, che elimina qualsiasi forma di sincera comunicazione tra gli uomini tanto da riuscire a trovarla in un artista di strada su via dei Fori Imperiali piuttosto che in un qualsiasi club. E spesso le reazioni al sistema sono così sbagliate che lo accrescono invece di combatterlo.
I Noise Of Trouble (l'omaggio è al disco dei Last Exit), progetto sperimentale di musicisti pronti a combattere e con le idee chiare, hanno avuto un'idea interessante nella quale sono incappato. Sul loro sito ufficiale www.noiseoftrouble.joomlafree.it c'è il loro manifesto preceduto dalla seguente frase di Pier Paolo Pasolini: "Basta ai giovani contestatori staccarsi dalla cultura, ed eccoli optare per l'azione e l'utilitarismo, rassegnarsi alla situazione in cui il sistema si ingegna ad integrarli. Questa è la radice del problema: usano contro il neocapitalismo armi che in realtà portano il suo marchio di fabbrica, e sono quindi destinate soltanto a rafforzare il suo dominio. Essi credono di spezzare il cerchio, e invece non fanno altro che rinsaldarlo". 
"The Bloody Route - From the country where women older than God": questo è il titolo del loro album scaricabile gratuitamente dal sito (fa parte del progetto) in diversi formati per garantire sia la bassa che l'alta qualità. 12 brani di 90 minuti in cui generi come il free-jazz, l'hardcore, il noise si scontrano magnificamente e in cui si va da Peter Brotzman a John Zorn passando per gli Zu. Il tutto con un approccio totalmente lo-fi.
Una band che ha preso una posizione politica. Ha deciso di combattere questa forma di trappola autoproducendosi in una maniera che è alla portata di tutti (non ci vuole molto a creare un sito, registrare un disco e renderlo scaricabile). Il tutto è curato nei dettagli con chiarezza e semplicità: una bella copertina, un manifesto ad indicare la loro posizione "combat" e uno spazio per le donazioni se si vuole sostenere il progetto. Ricordatevi di loro e svegliatevi!

Marco Casciani


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FREE FALL JAZZ - Nico Toscani

Ai più attenti il nome Noise Of Trouble farà illuminare la classica lampadina sopra la testa, riportando alla mente l’omonimo disco dei seminali Last Exit, poker di terroristi sonori ben noti in ambito free jazz (Sharrock, Brotzmann, Laswell, Ronald Shannon Jackson). Dietro l’esplicito tributo si nasconde un quartetto di musicisti capitolini già abbastanza attivi, chi più chi meno, in ambito underground (il più noto è forse il sassofonista e clarinettista Marco Colonna).

Rispetto ai numi tutelari di cui sopra, i nostri si distinguono per un’importante differenza: barattano la chitarra per un ulteriore fiatista. Proprio l’ampissima varietà di questi ultimi strumenti caratterizza l’esordio ‘The Bloody Route – From The Country Where Women Are Older Than God’: Colonna e il partner in crime Claudio Martini si cimentano infatti anche con ance inusuali come sopranino, fagotto e clarinetto soprano, che si rivelano fondamentali per le sfumature assai composite del disco. Anzi, dei dischi: l’album è infatti un doppio (12 brani per circa 90 minuti di musica), la cui divisione sembra voler in qualche modo sottolineare differenze stilistiche abbastanza nette.

La prima parte è quella più ostica e fragorosa, figlia dei vari Weasel Walter e John Zorn, dai cui progetti viene mutuato anche l’amore per ritmiche di stampo hardcore e metal, tanto che il batterista Cristian Lombardi più di una volta parte per la tangente con la doppia cassa. Il suono dei sax a tratti è molto europeo, imparentato oltre che col citato Brotzmann anche con Evan Parker, e l’insieme, nei frangenti più “rock”, rimanda ai nostrani Zu. Momenti migliori sono senz’altro quelli più atipici e personali come ‘Slave Of Western Weakness’, che parte addirittura con un abbozzo di melodia, o la successiva, atmosferica ‘Future In The Past’, che cambia le carte in tavola e sembra uscire da una colonna sonora di Badalamenti (gli strumentali di ‘Lost Highway’?) o dai migliori Bohren & Der Club Of Gore. Si tratta di un piccolo anticipo: il secondo disco spinge infatti in quest’ultima direzione e nel contempo sviluppa una sorta di free jazz “da camera”, a tratti memore, complice anche l’uso dei clarinetti, del Jimmy Giuffre di ‘Free Fall’.

Viene da chiedersi in che direzione decideranno i proseguire, ma la risposta probabilmente è tutte e nessuna: ‘The Bloody Route’ suona infatti come il punto di partenza per un gruppo di musicisti che non sembra avere affatto voglia di percorrere troppo a lungo lo stesso sentiero. Bene così: gli amanti del free più rumoroso e del rock più avanguardistico diano tranquillamente una possibilità. Tra l’altro il disco fisicamente non esiste: è scaricabile gratuitamente dal sito dei Noise Of Trouble. Un motivo in più. (Nico Toscani)

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Musiczoom - Alberto Franzè

Noise Of Trouble – The Bloody Route: From the Country Where Women are Older Than God

The Bloody Route: From the Country Where Women are Older Than God è il doppio album dei Noise Of Trouble. Caratterizzato da un’estetica musicale ultra-radicale quest’album abbraccia nobili cause umanitarie e ha il valore simbolico di un corteo di protesta “tascabile”, anche se effettivamente non ne esistono copie fisiche. Armonie free-jazz e approccio lo-fi, il sound dei Noise Of Trouble non è fatto di costruzioni armoniche ma, piuttosto, di decostruzioni di qualsivoglia paesaggio sonoro. Il loro impegno politico-musicale, che contrappone l’ordine europeo al disordine africano, li ha resi responsabili di una delle più importanti incisioni degli ultimi tempi. In verità, il loro lavoro è suddivisibile in due parti, così per come è stato fatto effettivamente dai loro autori, il cui filo conduttore rimane comunque il free-jazz. La prima parte, per lo più attraversata da spasimi esplosivi di matrice jazz-rock, intuizioni progressive e sinfonie noise, ci consegna composizioni di una schizofrenia anarchica tale da ricordarci gente come The Flying Luttenbachers. La seconda parte, più introspettiva, ci regala sei jam di free-jazz noir e accenti di psichedelia oscura che si fondono in un magma di sonorità contorte e rarefatte da cabaret avanguardista. Un affresco di arte politica fatto di esplorazione e di diversi livelli di introspezione e metafora. Uno specchio della società. Noise Of trouble sono: Marco Colonna (Sopranino Sax, Baritone Sax, Bb clarinet, Bass Clarinet, Tenor Recorder, Graphic Scores), Claudio Martini (Soprano Sax, Tenor Sax, Bassoon), Luca Corrado (Bass), Cristian Lombardi (Drum).Qui l’album in free-download.

Label: Creative Commons
Anno: 2011

Track-list:
CD1
01. Urban Warriors
02. Survivors
03. The place of stolen dignity
04. Asking for peace
05. Slave of Weakness
06. Future in the past

CD2
07. Desert of dreams
08. Without families
09. All things fall apart
10. Honor
11. Rituals
12. Born in captivity – Colonialism phase 2

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