Recensione di Claudio Delicato - NOISE OF TROUBLE – DISTOPIA

 

NOISE OF TROUBLE – DISTOPIA

 

Recensione di Claudio Delicato

Se non vi è mai capitato di andare da Feltrinelli International e incrociarvi Peppa Pig strafatta di LSD mentre acquista l’ultimo libro di Alfonso Luigi Marra convinta che sia un barbecue da incasso (il cui valore letterario supera comunque di gran lunga quello dei libri di Marra), è probabile che il sound deiNoise of Trouble vi risulti nuovo.

Questo trio riesce nella difficile impresa di affrontare l’importante tema dei fatti di Genova del 2001 senza far leva su elementi di facile presa come la globalizzazione o l’egemonia dei potenti. Distopia è oltre, è di più: non ha bisogno di parole, è un disco interamente strumentale e già estremamente comunicativo così, nel suo dipingere con il pennello del jazzcore esemplari affreschi del livello di confusione, rabbia e miseria umana cui l’Italia è giunta in quei maledetti giorni.

All’inizio del 2001 si manifestava ancora, si scendeva in piazza almeno una volta al mese perché si sentiva il bisogno di far sentire la propria voce su tutto: la guerra in Iraq, l’articolo 18, le leggi-vergogna. Ora sono passati dieci anni e sorrido amaramente ripensando a quei tempi, in cui ci sentivamo i soli a combattere per degli ideali in una società che dormiva e che tentavamo di svegliare. Pare buffo perché oggi la situazione non è che peggiorata e la rivoluzione si fa con il FATE GIRARE È IMPORTANTE; proprio per questo, viva i Noise of Trouble, viva chi ha ancora la forza di ricordare e raccontare un momento così nevralgico della storia d’Italia.

Dal punto di vista musicale c’è ben poco da dire: i NOT sono l’equivalente in terra di Gesù Cristo durante la sua epica apparizione a La prova del cuocoquando la Clerici era a corto di branzini. Un po’ Area, un po’ Masada, un po’ Zu, un po’ Naked City, il trio suona un jazzcore/avantgarde schizofrenico e imprevedibile, ad alto tasso d’improvvisazione. Credo che per un gruppo indipendente esibirsi dopo i Noise of Trouble sia l’equivalente musicale di servire un piatto di sofficini Findus bruciacchiati dopo un cosciotto di capretto della Bisalta preparato da Antonino Cannavacciuolo.

Le canzoni che ho apprezzato di più sono Testa fracassataGenova eAssassini, ma nessun pezzo più di Alimonda è riuscito a esprimere la disperazione e lo sconcerto del momento in cui si è consumato uno degli atti più gravi e detestabili della moderna democrazia. Da apprezzare anche gli intervalli parlati, specie quello di Giovanna Marini (Distopia #1), le cui parole sono emblematiche e rappresentative:

È tutto spento. Sembriamo tutti meccanismi spenti. Io ho 75 anni quasi, e ho paura di essere spenta. Quando vedi in giro qualcuno che si spegne bisognerebbe stare lì a riaccenderlo.

Distopia è un disco di un’intensità inarrivabile e il motivo per cui dovreste procurarvelo è semplice: al giorno d’oggi, nessuno suona più così.

DISTOPIA – NOISE OF TROUBLE
(Brigadisco, 2013)

  1. Va’ fantasma di ragazzo
  2. Testa fracassata
  3. Distopia #3
  4. Genova
  5. Alimonda
  6. Distopia #1
  7. Ode agli insofferenti
  8. Placanica
  9. Legittima difesa
  10. Distopia #2
  11. Diaz
  12. Tortura
  13. Bolzaneto
  14. Assassini

NOISE OF TROUBLE SUL WEB

Ti piace Just Kids? Seguici su Facebook e Twitter!

Claudio Delicato è anche su ciclofrenia.it™

StampaEmail

music-on-tnt.com

Sei in - Home - Rock - Noise

distopia.jpg

Artista/Gruppo:Noise of trouble
Titolo: Distopia
Etichetta: Brigadisco
Recensore:Loris Gualdi 
Recensito il: 23/01/2013
Copyright: Loris Gualdi per Music on Tnt

 

 


Distopia

L’ingiustizia è relativamente facile da sopportare, quella che proprio brucia è al giustizia
H.L.Mencken


Distopia è semplicemente il corrispettivo di utopia, una srta di accezione negativa che può essere messa in stretta correlazione con svilpppi politici poco realizzabili, o meglio (per il nostro discorrere) definiti attorno ad una concettualità legata ad una società indesiderabile e spiacevole. Una visione caco topica che ci rimanda ll’inventiva di Philip Dick e George Orwell, capaci nei loro romanzi di visualizzare un chiaro esempio di monco antiutopico.

Purtroppo però i Noise of Troubkle, attraverso la voce della loro Distopia non si appoggianoa strutture fantascientiche, ma bensì ad un mondo reale che ha visto il suo becero marciume galleggiare durante i giorni dei G8 genovese. L’album è infatti incentrato sulla Genova devastata dall’assurdità. Un disco che, come si legge all’interno dello slim digipack vuole essere una riflessione sul decennio trascorsoarrivando ad analizzare l’insanabile cicatrice sociale rappresentata dalla morte di Carlo Giuliani. Un’analisi sonora e metaforica che si pone dal punto di vista di colore che sembrano non avere più fiducia in una giustizia dalle instabili fondamenta, specchio di un sistema sull’orlo del collasso.

Una società definita in Distopia #1 come una sorta di nascosta dittatura. Parole forte che si affiancano ad accenni rumoristici e scheletrici, elementi fondanti delle 14 tracce proposte dalla sinergia tra Consorzio ZdB e la Brigadisco Records. Un insieme narrativo di sonorità cupe e distorte, libere dai canoni dell’ovvietà, legate in maniera indissolubile alla libertà espressiva della realtà noise, perfetto parallelismo con il dolore e la violenza consumata in quei drammatici giorni.

Ad aprire l’oscuro libro degli eventi è lì introduttiva Và fantasma di ragazzo in cui la soffocata voce recitante interpreta Carlo Giuliani, qui metaforicamente paragonato a Togliatti e Pasolini, in un intro in cui l’assenza di ritmica è presto sopperta dalla marcia di Testa fracassata, perfetta assonanza sociale, in cui il perfetto uso del basso ed una disturbante utilizzazione del sax anticipano il distorno noise diDistopoa#3 e Genova, introdotta in maniera armonica e matura attorno ad un utilizzo di una tromba voce storica di uno dei più importanti crocevia del mediterraneo. La traccia si presenta come curiosa allegoria osservativa e malinconica, in gradi di fondersi al movimento vitale e a tratti confusivo che sembra ricordare la massa umana che fece di Genova l’ombelico del mondo. Infatti proprio alcuni racconti rumoristici narrano l’estremo e continuo vociare che il mondo aveva sulla mia città in cui la quiete si è fermata in piazza Alimonda , qui truce incrocio grind. Il tracciato sonoro infatti arriva a coniugare con velocità e violenza il mondo free a quello noise, in un brano bifronte, come a voler definire il concetto dinamico del prima e del dopo.

Se poi con Ode agli insofferenti stazioniamo nei pressi della forma strumental-track in un corpo non troppo dilaniato dal presente disturbo sonoro, con Placanica ci ritroviamo all’interno di sonorità vicine ai polizieschi anni ‘70.chiaro e quintorighiano poi ( Legittima difesa), per poi arrivare a compiere un climax narrativo di rara intensità grazie a Diaz , raccordo essenziale per gli eventi raccontati. Da qui ha inizio il declivio intelletivo definito da un cupo e presagente silenzio, un silenzio disarmonico e stridente, quasi surreale, che piano piano viene mutilato da un percorso gracido e violento. Un limbo musicale che si rabbonisce d’improvviso, come a voler riflettere su di sé, per poi ripartire attraverso tracce rapide e disturbate, che per quanto si propongano in maniera stordente non riescono a superare la violenza narrativa di Bolzaneto , un vero e proprio pugno nello stomaco, brutale chiusura di un film realista capace di lasciare una sensazione di vacua impotenza atto d’accusa di un disco che si presenta come un reale gesto di resistenza…un modo per contribuire alla memoria…un modo per non arrendersi!

Tracklist

Và fantasma di ragazzo
Testa Fracassata
Distopia #3
Genova
Alimonda
Distopia #1
Ode agli insofferenti
Placanica
Legittima Difesa
Distopia #2
Diaz
Tortura
Bolzaneto
Assassin

Questo articolo è stato letto 152 volte.

StampaEmail

ACIDI/viola

NOT (Noise Of Trouble) – Distopìa (2012)

Per distopìa si intende una società indesiderabile sotto tutti i punti di vista. Un pò come l’Italia degli ultimi dieci (facciamo dodici) anni. Un pò come l’Italia di cui ci parlano i Noise Of Trouble, un trio romano che, già da titoli come “testa fracassata“, “Genova“, “diaz” e “tortura“, ci fa capire tante cose.

Si parla e si ragiona sui fatti del G8 di Genova di quel lontano (ma nemmeno tanto distante) duemilauno, e si suona del buon jazzcore. Del jazzcore che in più punti arriva a ricordare i Neo, gliZu e che, per la presenza dei fiati, porta alla mente addirittura iMombu (come accade in testa fracassata, per esempio). Ma si scivola anche nella nowave, a camminare tra i rumorismi del basso e della batteria, e tra le rovine di una batteria distrutta (distopia #3 e – più avanti – diaz, fatta di rumorismo quasi solo per fiati).
Che poi si, è jazzcore, ma i fiati riescono ad essere tanto jazz quanto gypsy (succede in Genova e legittima difesa). Mentre basso e batteria riescono ad essere anche punk. Esiste il jazz-punk? Non lo so, però ascoltate Alimonda e Placanica, e poi ditemi se la definizione non ci sta in pieno. Oppure tortura, dove Mombu e NoMeansNo si divertono nella stessa sala prove. Per non parlare, poi, di quando scivolano nel funk: prendete ode agli insofferenti che con la sua andatura sbilenca porta in scena l’ala più funk del jazzcore italiano (gli Squartet per esempio, ma non solo).
Si, è jazzcore. E un pezzo come distopia #2 farebbe impazzire gli appassionati del genere. E se poi vi piace sia il jazzcore che il punk, siete a cavallo: perchè la combo finale tortura/assassin (spezzata dal reading di Simone Cristicchi) vi renderà felici, donandovi quasi sei minuti di jazz-punk in pieno stile.

Non è un disco da sottovalutare, anzi. È un disco che conserva al suo interno la poesia delle parole dedicate ad un ragazzo, della denuncia e, allo stesso tempo, la poesia del rumore nato dagli strumenti di un buon trio.

Etichetta: Brigadisco.
SITO UFFICIALE
FACEBOOK
BANDCAMP

StampaEmail